Il 21 luglio 2017, al termine di un bellissimo concerto, ho finalmente incontrato un Artista che ammiro da tanti anni. Ci siamo scattati qualche “selfie” (che vedrete sotto), abbiamo conversato, mi ha autografato qualche copertina dei suoi album, ed infine, salutandomi, mi ha abbracciato come se fossimo amici da sempre: sono stati momenti molto emozionanti, e mi fa piacere condividerli con voi.
Avrete inciampato anche voi, prima o poi, nella canzone “Baby, I love your way”. Fu pubblicata nel 1994, e, all’epoca, era praticamente impossibile non ascoltarla alla radio. In quel periodo, sullo scaffale delle novità discografiche dell’Euromercato di Assago, vidi esposti tre compact disc appena pubblicati: “The best of Chris Rea”, “Fields of gold: the best of Sting” e “Unity”, dei Big Mountain.
Acquistai i tre dischi, e fanno ancora parte della mia collezione. “Unity” è l’album che contiene “Baby, I love your way”, in due diverse versioni. La canzone (in realtà cover di un pezzo di Peter Frampton) arrivò al successo mondiale anche grazie all’inclusione nella colonna sonora del film “Reality bites” (in Italia fu intitolato “Giovani, carini e disoccupati).
Gli esecutori del pezzo si formarono nel 1986 a San Diego, California, con il nome “Rainbow warriors“. Qualche anno dopo il nome del gruppo venne variato in “Siloh” e, nel 1989, venne pubblicato il loro primo (e ultimo) album, intitolato “California Reggae”. Con qualche minima modifica di organico, i “Siloh” divennero infine i “Big Mountain“, che pubblicarono il loro primo album (“Wake up”) nel 1992. A capo di tutte queste formazioni, dal 1986 al 2018, c’è sempre stato un talentuoso cantante, compositore e chitarrista: Joaquin “Quino” McWhinney.
In questi 32 anni di carriera, Quino (nato a San Diego nel 1966 da padre di origini britanniche e madre di origini messicane) ha portato avanti, insieme a tanti e diversi compagni di viaggio (tra i quali spicca il fratello, James McWhinney), una carriera assolutamente straordinaria, e ricca di soddisfazioni.
Se facciamo riferimento alle vendite, scopriamo che l’album “Unity” (1994) fu certificato “Triplo Platino” in Giappone, e “Platino” in India. Il singolo “Baby I love your way ” fu certificato “Platino” negli Stati Uniti, “Oro” in India e in Giappone, e “Argento” in Inghilterra. Raggiunse le vette delle classifiche in Svezia, Inghilterra, Svizzera, Canada e Olanda, ed è stato, per ben venti anni consecutivi, il pezzo reggae più trasmesso dalle radio di tutto il mondo. L’album “Resistance” (1996) fu certificato “Platino” in Giappone. Il singolo “Get together” raggiunse il numero 1 nelle chart di Brasile e Norvegia. Il singolo “Sweet Sensual Love” raggiunse il numero 10 nelle chart di Spagna e Giappone. Il singolo “Touch My Light” entrò nella Top 30 negli Stati Uniti, mentre “Peaceful Revolution” entrò nella Top 10 in Sud Africa.
In riferimento ai riconoscimenti invece, va detto che, nel 1994 e nel 1995, la band partecipò, ad esempio, alle edizioni del leggendario “Reggae Sunsplash Festival” in Giamaica (la patria del reggae), mentre, negli anni ’90, i Big Mountain furono il primo gruppo reggae al mondo ad andare in tournée in Cina. A questo già invidiabile curriculum dobbiamo aggiungere una vicenda curiosa: la NASA scelse due brani di Quino, nel 2008 e nel 2011, come “sveglia” per gli astronauti sullo Shuttle Endeavor.
Insomma, Quino potrebbe, già per questi risultati, essere annoverato tra le superstar del reggae.
Ma l’influenza di Quino nel panorama musicale non si limita agli aspetti artistici, e si riflette anche in quelli sociali, spesso con caratteristiche fortemente pacifiste ed ecologiste: egli rifiutò la propria partecipazione ad un concerto nello Sri Lanka (insieme ai Maxi Priest), in solidarietà al perseguitato popolo Tamil. Nel video che includo sotto (da me filmato al “One Love Festival” di Latisana il 21 luglio 2017, e non smetterò mai di ringraziare gli organizzatori) ascoltate bene le parole dell’introduzione al pezzo “Where do the children play”di Cat Stevens: pace, amore, ecologia, bambini, rispetto. Addirittura anche il nome “Big Mountain” venne scelto da Quino in relazione a precise prospettive sociali. Infatti, quando gli Siloh suonarono ad un concerto di beneficenza (programmato per impedire l’apertura di alcune miniere presso una montagna chiamata “Big Mountain”, sacra per gli Indiani Navajo), egli decise di cambiare il nome al gruppo, per dare più risonanza agli accadimenti in atto. E incredibile a dirsi, in questa epoca di facili rockstar, Quino è anche un insegnante, che alterna la propria attività artistica al lavoro dedicato ai giovani della Olympian High School di San Diego.
Ed ecco alcuni miei scatti del concerto e, più sotto, i tre video in HD.
Osservando le mie mani, ho visto granelli dei ricordi cadere tra le dita, uno dopo l’altro, e andare perduti per sempre. Con questo contenitore magari ne salverò qualcuno, per chi, in futuro, sarà interessato a capire cosa io fossi.
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