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22 Mag

Ecco il fucile

Un giovane soldato scrive in ordine sparso i propri pensieri, senza troppo badare alla grammatica, all'esposizione o alla forma. Siamo nel 1984, e, senza che lui lo immagini, quella pagina di diario diverrà anche il "prequel" del libro "Why Scozia".


Che poi è veramente bella, questa Milano. A me piace un sacco, anche se a tanti genovesi i milanesi non stanno mica simpatici, perché in estate vengono giù con un po’ di soldi, con una macchina bella, e sembra che vogliano comprare tutto, e fare gli smargiassi grazie alla fabbrichetta del papà, e magari anche tentare di rubarti le ragazze, proprio quelle che è tutto l’anno che ci stai provando, e vai in discoteca solo per vederle, ma loro non ti guardano nemmeno pagando, perché sembri invisibile. In fondo a me invece non stanno così antipatici, forse non sono tutti così, e poi questa città è proprio grande, mi piace, e sto iniziando a conoscerla, e a prenderle finalmente le misure. 

Offre veramente tanto, e lo offre a tutti, anche a me, che qui sono l’ultimo arrivato. Ad esempio, quest’estate ho visto, allo stadio di San Siro, il concerto di Bob Dylan con Santana e Pino Daniele, e ho toccato il cielo con un dito. Poco dopo ho visto anche quello di Steve Wonder, e allora ho toccato il cielo con due dita, anzi con tutta la mano. Qui ci sono tanti negozi di dischi, tanti cinema, e anche un bel locale, piccolo e nascosto sottoterra, dove ieri sono entrato gratis, e mettevano su della musica reggae. Io, in vita mia, ne avevo ascoltato pochissimo di reggae, e non mi piaceva nemmeno. Ma invece ho chiuso gli occhi, mi sono lasciato trasportare, ed è stato come vedere scorrere un sogno. Il tempo volava, e io non consideravo nessuno di quelli che avevo intorno, sentivo solo la musica e il ritmo, che ti sembra sempre uguale, ma che invece ti entra dentro fino in fondo, rimescolandoti le budelle. 

In questa zona, proprio qui dietro alla caserma di Corso Italia, organizzano una volta alla settimana una fiera di quelle con le bancarelle, dove un sabato mi hanno anche fatto il gioco delle tre carte, e a momenti mi rubavano i soldi. Me la sono cavata solo per un pelo, e io ero anche in divisa, ed ero imbarazzato per la figura che stavo facendo. Solo dopo ho capito che erano tutti d’accordo, anche quelli che sembrava che avessero perso prima. Sembravano un po’ minacciosi, non mi volevano lasciare andare, e mi stavano attorno, e sbraitavano che avevo scelto una carta, mentre uno di loro mi aveva chiesto quale era secondo me quella giusta, e io ci avevo solo messo sopra il dito, e non pensavo che valesse veramente come una scommessa. La situazione mi ha ricordato di quella volta, quando i miei genitori mi avevano portato al circo, e un clown con un grande sorriso finto dipinto sulla faccia mi aveva messo in mano una bandierina dell’America. Io l'avevo presa subito, e la sventolavo, ma poi il clown aveva chiesto i soldi a mio papà, che si era arrabbiato con la mamma, dicendole di stare più attenta, la prossima volta. Comunque questi tizi qui alla fiera mi circondavano per impedirmi di andare via, finché sono intervenuti altri signori, e anche loro hanno alzato la voce, ma per difendermi, e i furbetti sono spariti come l'avanzo di un ghiacciolo abbandonato sotto al sole. 

Ma non è solo questo che mi fa stare male, è che io il servizio militare non lo volevo proprio fare. Dopo il primo brutto mese a Diano Castello, mi hanno spedito qui, e finirò nel febbraio 1985, che mi sembra tanto lontano, a Novara, della quale non so proprio nulla di bello. Io le sto disegnando con la penna, le stellette sulla cintura, come ho visto fare da quelli più vecchi, ma mi sembrano ancora pochissime. 

Qualche mese fa, con un tentativo disperato, ho detto al dottore che avevo sempre mal di testa, e quello mi ha mandato in ospedale, a Genova, perché non si sa mai. Quando sono sceso dal treno i miei genitori non mi hanno nemmeno riconosciuto, forse perché in caserma mi avevano rasato i capelli a zero. In camerata insieme a me c’era anche della gente che il mal di testa lo aveva veramente, e si organizzava bene, per dimostrarlo nei modi più rumorosi e più fastidiosi. E così alla notte gli infermieri ci chiudevano dentro con la chiave, per non rischiare nulla. Una mattina che pioveva fortissimo, vestendomi e fingendomi un visitatore, dall'ospedale sono scappato, ma alla sera hanno fatto l’appello, e se ne sono accorti, e ho dovuto ritornare di corsa, sennò quella volta finiva che i carabinieri mi arrestavano veramente. Dopo sono scappato anche da qui, da Milano, per poter tornare a casa mia, quando mia nonna stava morendo. Al ritorno mi hanno fatto un processo militare serio, che da avvocato mi faceva il mio amico Stefano Manfredi, e mi hanno condannato a cinque ulteriori giorni di servizio militare, come se non ne avessi già abbastanza, da patire. 
Ma scusate, non riesco a capire, io sono ubriaco, e sto già male e vomito, e mi condannate a bere cinque bicchieri in più, rispetto a tutti gli altri. 

Così tra qualche mese vedrò i miei commilitoni andare via, però dovrò salutarli dalla finestra, quella con le inferriate, che dà su Corso Italia. Credo che farebbero meglio a legarmi, per tenermi in questo posto, quante cose belle avrei da fare. Invece sono qui a ghiacciare, imbracciando questo sgangherato fucile, facendo la guardia a chissà che cosa, bevendo a piccole gocce il cordiale che mi hanno dato per combattere questo freddo cane, che sicuramente passerà alla storia della città, mentre guardo i ragazzi passeggiare, insieme alle loro fidanzate tutte in tiro. 

Che invidia, che mi fanno. A me la ragazza non me l’ha mica portata via un milanese con i soldi, a me l’ha portata via il militare. Lei era una bella ragazza, e mi voleva, ed era anche disposta a prendersi il pacchetto con dentro tutti i miei difetti, dopo che l’avevo conosciuta, quel giorno che indossavo il mio strano maglione rosa, e le chiedevo sempre quale canzone volesse ascoltare, prima di lasciar cadere le monetine dentro al juke box. Ma poi non me la sentivo proprio di andare avanti, per finire magari a scriverle delle lettere tristi, o a fare delle telefonate serali, e allora ho interrotto tutta la storia, facendo con lei la parte del menefreghista. 

E questo fine settimana non andrò nemmeno a casa, perché, come al solito, mi hanno trovato trasandato nella divisa e con la barba troppo lunga: ma che divisa, io sono trasandato dentro, e loro non se ne accorgono, o fanno benissimo finta di non accorgersene. 

L'unica cosa bella che è accaduta qui però ve la devo assolutamente raccontare: i ragazzi in carriera, quelli con i gradi, hanno messo su una specie di cinema, che hanno chiamato “Cine Circolo delle Stellette”, e la tessera costava poche lirette, pochi spiccioli, e mi sono subito iscritto, mi è sempre piaciuto guardare dei film. Solo qualche giorno fa ne ho visto uno bellissimo, che si intitolava “Local Hero”. 

Era ambientato credo nel nord della Scozia, e mi sono ripromesso che, prima di morire, dovrò assolutamente andarci, in quel paese con un cielo così immenso, con tanto verde, con tanto mare,  e, soprattutto, con tanta libertà. E vorrò vedere tutti i posti del film, e magari ammirerò anche un’aurora boreale, bellissima come quella che vedono dal paesino, me li segno quei posti, e ci vado, me lo giuro. Quel film è stato così coinvolgente, così emozionante, che per due ore mi sono dimenticato di tutte le cose brutte che ultimamente mi sono accadute qui. Dei capelli rasati a zero, dei tipi che mi volevano rubare i soldi, delle punizioni, degli scherzi crudeli in camerata, dell’ospedale con gli svitati, delle fughe, del processo, e della punizione che il colonnello mi ha inflitto. 

Sono riuscito ad evadere per due ore ad occhi aperti, e ho deciso che, appena tornato a casa, mi vestirò di nuovo elegante, e magari, per un caso fortunato, incontrerò in centro quella ragazza che, chissà perché poi, mi voleva. 

Subito dopo, il prima possibile, dovrò assolutamente vedere la Scozia. 
Dopo tutto questo, in fondo me lo merito. 

E respirerò aria libera, finalmente.




 
10 Comments
  • laura

    hai finito di commuovermi ? questa volta ho sentito il brano come un po’ mio.
    sei incredibile.
    grazie x scriverti a nudo.
    un abbraccio..La

    23 Maggio 2019 at 12:20 Rispondi
  • Clarissa

    troppo duci questo soldatino

    23 Maggio 2019 at 12:23 Rispondi
  • Costa

    Fratello, ma lo sai che leggendo è come se fossi stato dentro di te ? Come sempre 👏👏👏 tanta roba

    23 Maggio 2019 at 20:55 Rispondi
  • Emanuele

    Bellissimo… Vero… Sincero… Emozionante…
    Sembra di viverlo, condividendo gioie e sofferenze…
    Grande Ste, è sempre bello leggerti…

    28 Maggio 2019 at 23:46 Rispondi
  • lunebluemedia.com

    Fra il mio respiro forte e il cuore che mi martella nelle vene, ecco che finalmente sento i cani che abbaiano a fermo, 150 metri sotto e certamente di la dal torrente.

    10 Giugno 2019 at 13:29 Rispondi

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