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6 Set

Il re dei dischi, ma non solo

Spesso mi accorgevo troppo tardi della tua presenza in negozio, solo quando ormai eri arrivato alle mie spalle. Tutto concentrato a riordinare i CD del pop rock, improvvisamente, sentivo il tuo inconfondibile profumo. A volte pervadeva tutto il negozio, e, quando ormai eri ripartito, sembrava aleggiare ancora un po’ nell’aria. Ricordo che era un’essenza raffinata, che sapeva di legno e di muschio, e che, per me, sapeva, non so perchè, anche di Gran Bretagna.

Mi voltavo, ed eri lì, con i pantaloni ben stirati, le scarpe intonate, la giacca, molte volte marrone, e l’immancabile foulard al collo. In tempi freddi il foulard lasciava spazio alla sciarpetta, un tuo tratto distintivo. E quando mi giravo, puntualmente mi chiedevi “tutto bene, Stefano ?”. Lo chiedevi ogni volta, a me e ai miei colleghi, e sempre con interesse, e con discrezione.

Un giorno, osservando lo scaffale, mi dicesti, utilizzando tutte le “R” arrotate che avevi a disposizione, “qui mancano i CD dei Frumious Bandersnacht” – “ma, scusa, chi sarebbero, i Frumious Bandersnatch, Stefano ?” – ti risposi. “Un importante gruppo psichedelico degli anni ’60. E mi piacerebbe, che tu li conoscessi”.

Io ignoravo, ma tu non me lo facesti pesare. Eri fatto così, eri unico, avevi una conoscenza musicale semplicemente inarrivabile, e per questo ti ho sempre ammirato, e considerato il mio maestro. E’ per questo, che, quando tu lasciasti il Music Store, io continuai a telefonarti, una volta alla settimana, per raccontarti le vicende del negozio, e per chiederti consigli. Ed è sempre per questo, che ti ho inviato i miei auguri di Natale, fino a pochissimo tempo fa: solo per disinteressata ammirazione.

Ho conosciuto nella vita pochissime altre persone così tanto autorevoli nella loro materia, e, di conseguenza, così poco autoritarie. Tu non avevi bisogno di essere un capo autoritario: semplicemente quello che dicevi era inoppugnabile.

Tantissimi anni fa, ti raggiungemmo in gruppo a San Marino, ad imparare le basi del nostro nuovo lavoro. Eravamo ancora nel periodo di prova, e dopo qualche minuto, mi avevi già redarguito con un sorriso, perchè non avevo attaccato l’etichetta del prezzo in alto a destra, come ci avevi indicato: nulla era lasciato al caso.

Ricordo anche di quando, sempre durante quei giorni di training, eravamo tutti seduti ad un tavolino in pausa pranzo, e ci chiedesti il nome del nostro chitarrista preferito. In verità il mio era Mark Knopfler dei Dire Straits, però, in quel contesto, mi parve una risposta un po’ banale da fornirti, e, nel tentativo di darmi un tono da vero esperto, ti risposi Jeff Beck. 

Alzasti un sopracciglio, ma nessun commento ti uscì in quel momento, e maturai la convinzione di non aver affatto guadagnato un posto di lavoro. Ascoltate tutte le risposte, sentenziasti che il migliore era, senza dubbio alcuno, un certo Roy Buchanan, che io non avevo nemmeno mai sentito nominare. Posso confessarti adesso che, negli anni seguenti, ho comprato qualcuno dei suoi vinili, e solo perchè lo avevi nominato tu. Quel giorno, fortunatamente, decidesti che meritavo ugualmente quel lavoro presso il Music Store, un’esperienza che mi avrebbe cambiato la vita.

Mi rendo conto soltanto adesso di quanto tu fossi avanti, rispetto a me, e di quanto tu sia stato per me fonte di ispirazione, anche comportamentale. Forse il mio inconscio, in qualche caso, ti ha addirittura inseguito.

Ho cercato, ma solo molti anni dopo, di prendere spunto dal tuo elegante tono di voce, con i suoi tempi meditati, mai frettolosi, e, soprattutto mai irosi, nemmeno quando mi impegnai al massimo, per deluderti profondamente.

Ho sviluppato, ma solo molti anni dopo, un minimo di attenzione al bello, al non banale, anche, ma non solo, in ciò che adesso si chiama “outfit”, al quale tu eri già molto attento.

Ho tentato, ma solo molti anni dopo, di intuire il contenuto degli album musicali, osservando le copertine, come ci avevi consigliato di fare.

Ho capito, ma solo molti anni dopo, quanto la formula del Music Store fosse vincente. Tu lo avevi capito subito, fin da quel giorno, quando, schiacciandomi l’occhiolino, mi dicesti “lo lo sapevo, che avrebbe funzionato”. Eri avanti anni luce.

E’ stato grazie a te, e grazie al “Music Store”, che ho scoperto tanti autori, tanti performers, tanti album e tanti generi musicali. Quando parevano introvabili, ordinasti solo per me l’album dei Brooklyn Funk Essentials e quelli degli Sniff’n’ the tears: li ho ancora, e in qualche modo, mi ricordano di te, visto che purtroppo non ho tue fotografie.

Tu ed io sappiamo che, se non fosse esistito Stefano Buzzi, probabilmente non esisterebbe nemmeno questo piccolo blog, così fortemente incentrato sulla musica e sul cinema. Quindi, per questo e per tutto il resto: grazie, Stefano.

Appena arriverò dove tu sei, riprenderemo il discorso, e magari, con la passione che ti ha sempre animato, e che ti fa brillare gli occhi, mi racconterai altre mirabolanti storie sull’universo della musica. Io mi siederò in silenzio ad ascoltare, e ad imparare.

Educato e raffinato, sempre lontano dalle banalità e dai rumori molesti,

ha elargito a piene mani le sue passioni.

Oggi il mondo mi appare peggiorato.

9 Comments
  • Angelone

    Non ho parole.

    6 Settembre 2018 at 20:03 Rispondi
  • Clarissa

    E’ una grande fortuna incontrare persone così. Sempre emozionanti i tuoi articoli. Grazie

    7 Settembre 2018 at 12:22 Rispondi
      • Clarissa

        E’ un vero piacere leggere i tuoi articoli. Grazie

        10 Settembre 2018 at 9:28 Rispondi
  • Mariella Calcagno

    Grazie a questo articolo bellissimo che ho visto su Facebook, postato da altri, ho scoperto questo blog conoscevo Stefano, e avevo comprato tanti dischi da lui in passato . La bellezza della rete e i regali che possono fare anche certi personaggi, se pur lasciando questo percorso terreno, mi ha fatto scoprire questo blog. Molto bello, scritto con il cuore, emana emozione. Grazie.

    10 Settembre 2018 at 10:19 Rispondi
  • Carlo Maffini

    Ciao, ho letto solo oggi il tuo racconto. Anch’io ho lavorato con Stefano per diversi anni al Mistral Set di Parma, prima come commesso e poi nell’ultimo periodo fino al 2004 anno della chiusura. Non ci siamo mai persi di vista, passavo da lui ogni tanto al negozio video che aveva vicino a casa mia. Bellissimo il tuo ricordo, grazie

    3 Febbraio 2021 at 14:30 Rispondi

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