Mentre fissavano il mare luccicante, Rebeca passava le dita tra i neri capelli di Manuel.
La barca beccheggiava placidamente, e la risacca delle onde contro il molo era delicata. I due giovani stavano con emozione attendendo la domenica, per coronare il loro sogno d’amore insieme agli amici più cari: solo quattro giorni di attesa, e il 17 ottobre 1971 si sarebbero uniti per sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
Manuel saltò agilmente sulla barca, e liberò la cima. Prima che la barca si muovesse, la sua bellissima fidanzata, tirandolo scherzosamente per la mano, riuscì a regalargli ancora un ultimo bacio. Quando erano ormai lontani di qualche metro, gli disse che lo avrebbe atteso lì, al solito posto, sul solito molo, e lui rispose che quelle poche ore sarebbero trascorse in fretta.
Il giorno seguente il giovane non ritornò dalla sua amata. Purtroppo non fece mai più ritorno dalla sua promessa sposa. Tentarono di spiegarle con le parole migliori che, a causa di un naufragio, l’uragano non lo aveva risparmiato, e che il mare quella volta lo aveva trattenuto con sé.
Rebeca, incredula, si straziò qualche giorno nel dolore, ma alla domenica mattina prese una decisione. Nel giorno del suo matrimonio si fasciò nel suo bianco abito da sposa, camminò decisa fino al molo, e si sedette, per attendere il ritorno dell’amato. A nulla valsero le spiegazioni e i tentativi degli amici più cari: lei stette lì tutto il giorno, impassibile, scrutando il mare, in trepidante attesa.
Si recò al molo anche il giorno dopo, e quello ancora seguente: attese il ritorno di Manuel ogni giorno, per la settimana intera, sotto la pioggia e sotto il sole. Poi attese anche durante le settimane successive, per tutto il mese. Gli amici cercarono di trascinarla via, di impedirle in ogni modo quel rito inutile, e per lei così doloroso, ma non si lasciò mai convincere: ogni giorno lo dedicò all’attesa del suo promesso sposo.
Chiamati in causa dagli amici, intervennero anche alcuni medici, che però non poterono che prendere atto che Rebeca aveva perso la ragione.
Rebeca Mendéz Jiménez, questo era il suo nome completo, nata nel 1943, frequentò la zona del molo e del piccolo porto fino al giorno 16 settembre 2012, quando morì a 69 anni, dopo aver invano atteso per tutta la vita il ritorno del suo Manuel. La comunità, che l’aveva sempre trattata con affetto e con rispetto, decise di spargere le sue ceneri nelle acque davanti al molo. La notizia del suo decesso venne annunciata da tutti i telegiornali dell’America Latina, ed il sindaco, con una manifestazione pubblica, deliberò la realizzazione di una statua, che celebrasse le vicende della sfortunata giovane.
Si tratta certamente di una vicenda straziante, e ci sono date, luoghi, fotografie e riscontri, a testimoniarla.
Ma da sola sarebbe stata sufficiente a rendere famosa Rebeca in tutto il mondo?
Ho volutamente omesso fino a questo momento di scrivere alcuni nomi e alcune località, per non fornirvi indizi e per riservarvi un po’ di sorpresa, perché in realtà potreste aver già sentito qualcosa, di questa storia.
Nel maggio del 1997 Rebeca, che in quel momento aveva 54 anni, venne avvicinata da un uomo, che si chiama Fernando Olvera. Lei, vestita nel suo abito bianco da sposa, gli propose gentilmente dei dolci fatti in casa, che lui acquistò. Quindi le chiese delucidazioni circa l’abito, e lei raccontò con semplicità la triste vicenda che aveva vissuto. Il commovente racconto di quella tragica storia d’amore colpì Fernando dritto allo stomaco e al cuore: cercò di memorizzare il più possibile le parole della donna, e alla sera le condivise con un suo caro amico, di nome Alex.
Quel giorno, su quel molo, sul Molo di San Blas, il racconto di Rebeca, unito alla poesia ed alla sensibilità di Fernando Fher Olvera e Alex Gonzàles, del gruppo dei Manà, generò una delle canzoni più famose, più importanti e più belle della musica latina di ogni tempo: “En el muelle de San Blas” (“Sul molo di San Blas”).
Ecco tutta la poesia del testo della canzone, e più sotto includo per voi un video con una fantastica versione:
“Lei salutò il suo amore, e lui partì su una barca nel molo di San Blas
lui giurò che sarebbe tornato e lei inzuppata di lacrime giurò che lo avrebbe aspettato
mille lune passarono e lei stava sempre nel molo, aspettando
molti pomeriggi si annidarono nei suoi capelli e nelle sue labbra
Portava sempre lo stesso vestito, cosi se lui fosse tornato non si sarebbe sbagliato
i granchi le mordevano le vesti, la sua tristezza e la sua illusione
ma il tempo volò, e i suoi occhi si riempirono di albe
e si innamorò del mare e il suo corpo si radicò nel molo
I suoi capelli diventarono bianchi, ma nessuna barca le riportò il suo amore
e nel paese la chiamavano la pazza del molo di San Blas
e un pomeriggio di Aprile tentarono di portarla al manicomio
nessuno poté strapparla da lì, e nessuno mai più l’avrebbe separata dal mare”
L’album dei Manà che includeva la canzone dedicata alla donna uscì quello stesso anno, nel 1997, con il titolo di “Suenos lìquidos”, e fu subito un grande successo. Per uno scherzo del destino Rebeca, ormai comunemente chiamata “La loca de San Blas” (“La pazza di San Blas”) che da giovanissima aveva fatto la cantante, diventò famosa insieme al suo Manuel grazie ad una canzone.
E’ stato decisamente complicato, incrociare i riscontri per ricostruire questa vicenda, e tentare di separare la realtà dalla leggenda. Ho scoperto che nel corso degli anni vennero alla ribalta personaggi che confermarono i fatti come io Vi ho descritto, ma anche altri, che apportarono notevoli variazioni, affermando tutto, e il contrario di tutto, spesso per motivi di interesse.
Certamente Rebeca Mendéz Jiménez e Manuel hanno vissuto a San Blas, nello Stato del Nayarit in Messico, ed erano fidanzati: ci sono molte fotografie che li ritraggono, alcune anche insieme. E’ certo che fu una brava cantante, che in seguito divenne una commerciante e che si dilettava a cucinare biscotti. Certamente Manuel morì in mare, a causa dell’uragano Priscila, che nel 1971 colpì le coste messicane dell’Oceano Pacifico. La quasi totalità degli abitanti di San Blas la ricorda bene, e molti si premuravano di portarle i pasti e le cene. E senza dubbio Rebeca incontrò Fernando Fher Olvera dei Manà: lui rilasciò molte interviste sull’argomento, riportando personalmente la conversazione, e anche lei venne cercata e, nei limiti del suo disagio, ascoltata.
Infine è un dato certo che la cittadina di San Blas guadagnò una discreta notorietà dalla vicenda. E’ attualmente possibile ammirare in paese la statua dedicata alla ragazza, e la vedete in fondo all’articolo: fu eretta nel 2015 nella Plaza Principal, e la raffigura insieme a Fernando Fher Olvera dei Manà.
Poco lontano esiste ancora l’originale “Muelle de San Blas”, dove Rebeca, indossando l’abito da sposa, attendeva invano il ritorno dell’amato Manuel.
Osservando le mie mani, ho visto granelli dei ricordi cadere tra le dita, uno dopo l’altro, e andare perduti per sempre. Con questo contenitore magari ne salverò qualcuno, per chi, in futuro, sarà interessato a capire cosa io fossi.
Maurizio B
Bello, mi sono proprio incuriosito!
Stefano Butera
Grazie, Maury !
Una bella e commovente storia: amore e musica, cosa desiderare di altro…
???
90 minuti di applausi 👏👏👏
Bravo fre
Stefano Butera
Grazie Fre !
Annamaria
Amore puro ,struggente ,lo incontri solo una volta nella vita ma meglio così perché non potresti riviverlo ,sarebbe troppo
Stefano Butera
Grazie Annamaria, l’amore vero è cosa rara, hai ragione.
Un abbraccio