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23 Mag

La Habana

E’ molto desiderata anche dai turisti che ambiscono a posizionare spille colorate sulla cartina geografica. Ad alcuni di questi, quando mi hanno chiesto un consiglio, ho provocatoriamente risposto che San Cristobal de la Habana, la capitale della Repubblica di Cuba, da tutti riconosciuta semplicemente come La Habana, non meritasse nemmeno di essere visitata.

Non è il luogo adatto, per chi ritiene che passeggiare distrattamente, guardare le vetrine, e cercare un posto dove mangiare gli spaghetti siano attività di vitale importanza. Ai viaggiatori più sognanti, e ne conosco alcuni, rispondo invece che la visitino, ma che non si limitino a questo: consiglio loro che la vivano in profondità, senza paura e senza limiti. Ogni diverso approccio, come intuite facilmente da queste prime due fotografie cliccabili, potrebbe indurre un senso di confusione, o addirittura, di delusione: come vedete, qui non si bada ad alcuna apparenza.

Entrati a La Habana Vieja (L’Avana Vecchia) la parola d’ordine che consiglio di adottare è “perdersi”: abbandonate la mappa della città, smarrite la via, entrate senza timore nei grandi portoni dei decadenti, ma affascinanti palazzi colorati. Cercate i bar trasandati, e le locande con i tavolini male assortiti, che hanno le gambe traballanti: lì potrete entrare in contatto con l’anima originale de La Habana. Non abbiate paura, perché la delinquenza e la violenza nei confronti dei turisti qui sono assolutamente inesistenti, ma non siate ingenui: in questo caso, potrete vagabondare con serenità, e quanto di maggiormente negativo vi potrà accadere sarà, appunto, di essere trattati come dei turisti, cioè di essere truffati.

A La Habana la truffa al turista è una consuetudine consolidata, soprattutto dopo il recente incremento degli arrivi degli americani, danarosi e alquanto sprovveduti. Il jinetero di turno che vi avrà abbordato (un grande, nuovo amico, che si offrirà di farvi disinteressatamente da guida) vi inviterà, sempre con un bel sorriso, all’interno di appartamenti improbabili, dove vi offriranno “veri” sigari cubani (segnalo ironia) clandestinamente fatti a mano, che in realtà sono prodotti sul terrazzo, utilizzando le bucce di banana. Poco male: adesso lo sapete, e non comprateli, se non per qualcuno che vi sta antipatico, o che aveva insistito per ricevere un souvenir gratuito. Io sono salito, e mi hanno offerto di tutto. Non ho comprato nulla, e non sono stati né insistenti, né minacciosi, prima che io li salutassi.

Il vostro nuovo amico non mancherà di proporvi spostamenti in Tuc Tuc (è una variazione gialla e arrotondata della nostra Apecar, che vedete a sinistra), escursioni, orologi, quadri, rum, e anche il cambiavalute, per rifilarvi dei CUP (peso cubano), anziché i dovuti CUC (peso convertibile), che hanno valore più alto. Se verrete avvicinati da una jinetera, potrebbe proporvi anche un’amicizia decisamente più approfondita. Tenete presente che potrebbe non essere accaduto grazie a un colpo di fulmine, o perché siete il più affascinante, tra gli uomini arrivati quel giorno in città. Ricordate che qui non esiste violenza, ma esiste la povertà, e molti si mettono in fila ogni santo giorno per ottenere due uova e un pezzo di pane: la truffa, spesso assai fantasiosa, a volte è un male quasi giustificabile.

Certamente, per quanto fare il turista a La Habana risulti castrante, non è offensivo, e, in parte, contribuisce all’economia. Sorseggiare il famoso daiquiri alla Floridita (Calle Obispo 557) è comunque un’interessante esperienza, ed è paragonabile al gustare l’altrettanto famoso mojito alla Bodeguita del Medio (Empedrado 207). Dovrete pazientemente mettervi in coda come al supermercato di Gallarate, ma il voler seguire le tracce delle troppe bevute dell’irrequieto Ernest Hemingway richiede anche della fatica. E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

Con ambizioni decisamente meno turistiche, e senza dover fare la fila, troverete in zona il bar con cucina La Lluvia de oro (Calle Obispo 316, nella foto a destra) con i tavolini spartani e un grande banco in legno d’altri tempi. Anche El Chancullero de Tapas (Teniente Rey 457) è una buona scelta: il motto è orgogliosamente (e non a caso) “Il bar dell’Avana dove Hemingway non è mai stato”. Quando andai io, era un piccolo locale di cucina criolla (una cultura culinaria caraibica mixata ad influssi spagnoli e africani) e, anche se adesso sembra leggermente salito di tono, ve lo consiglio caldamente.

La maggior parte dei punti di interesse (compresi i molti musei e le mostre) li troverete nella zona compresa tra le vie Calle Obispo / Empedrado / O’ Relly. La lista è molto lunga, e andrebbe compilata in relazione ai vostri giorni di permanenza in città, ma alcuni punti non si possono trascurare, come la bella Cathedral de La Habana, affacciata sulla omonima piazza barocca, con la statua del ballerino e coreografo Antonio Gades (spagnolo, ma comunista stimato da Fidel Castro, e quindi sepolto a Cuba) appoggiata ad una colonna sotto i portici.

Ovviamente a La Habana ascolterete musica ovunque, e sempre di altissima qualità. Ho cenato presso la Societad Cultural Rosalia De Castro (qui a sinistra), durante uno spettacolo che prevedeva anche artisti dei Buena Vista Social Club, della Sonora Matancera e degli Afro Cuban All Stars. La serata, ovviamente confezionata ad arte con tutti gli ammiccamenti del caso, è stata entusiasmante, offrendomi la possibilità di ascoltare dal vivo alcuni mostri sacri del genere.

Oltre agli eventi musicali a cartellone, ascolterete gruppi e cantanti in ogni locale di quelli sopra indicati, e quasi ad ogni angolo della città, sia all’aperto che al chiuso. Sotto i portici dell’Hotel Inglaterra (Paseo de Martí 416), dominanti una delle grandi piazze dove le auto americane degli anni 50 vi porteranno a fare le escursioni, ho ascoltato gratuitamente musica veramente fantastica.

Tra le molte locations disponibili, potreste ascoltare musica dal vivo anche presso il Callejon de Hamel (vedete un mio scatto qui a destra), un pittoresco quartiere dove diverse forme d’arte (musica, danza, pittura, scultura) si amalgamano a cielo aperto, in una esplosione di colori. Dovrete raggiungerlo con un Tuc Tuc, ma se siete interessati alle etnie nere degli ex schiavi, ai riti della religione politeista Santeria, e ad ascoltare le invocazioni a ritmo di rumba degli spiriti Orichas, questo potrebbe essere il posto per voi. Consiglierei di lasciarlo per ultimo: qui ho avuto l’impressione che la supercazzola turistica vivesse il suo massimo splendore.

Infine, per terminare il brevissimo viaggio nei mondi musicali (ci vorrebbe un articolo a parte), chiedete di esser accompagnati anche al Parco John Lennon, per sedervi su una panchina a fianco alla statua del gigante dei Beatles. Dopo aver ascoltato 187 volte “Hasta siempre, Comandante” e uno tsunami di rumba, batà, salsa e congas, potrete rilassarvi per un attimo, avendo ai piedi l’iscrizione “Dirás que soy un soñador pero no soy el único” (“You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one”), che fa sempre bene al cuore.

A questo punto avrete ormai un rapporto confidenziale con il vostro autista personale, quindi convincetelo ad un piccolo sforzo, e fatevi portare al Centro Cultural Casa del Che Guevara “La Cabaña”, che è poi la prima casa che il condottiero occupò nel 1959. Avrete già visto decine di immagini di Che Guevara in giro, ma vi consiglio ugualmente di raggiungere questo posto. Si trova sulla collina di fronte alla città, presso l’immensa e visitabile Fortaleza de San Carlos, dove ogni sera si svolge la Cerimonia del Canonazo. Qui troverete anche un negozio che funge da rivenditore statale di sigari e rum originali, e del quale vi potete fidare. Vicino a La Cabana c’è la statua del Cristo de La Habana, dalla quale potrete immortalare fantastiche panoramiche della città e della baia, come vedete dalla foto del titolo.

Con questo articolo abbiamo preso in esame solo la zona de La Habana Vieja, la parte più indimenticabile: solo per godersi a fondo questa area di pochi chilometri quadrati, ci vorrebbe almeno una settimana. Ovviamente ognuno dovrà strutturare il soggiorno La Habana in base ai propri interessi e alle giornate a disposizione (e all’eventuale successivo spostamento verso i mari Caraibici di Cajo Largo o Varadero), ma è doveroso ricordare anche l’immensa Plaza de la Revolucion (la preferita da Fidel Castro per le sue oceaniche adunate popolari), il Museo della Rivoluzione (l’ex Palazzo Presidenziale, tutto visitabile, comprese la sala degli specchi e la sala dei ministri), il Museo della musica, il Capitolio Nacional (originariamente sede della Camera e del Senato, adesso Ministero), la fabbrica di sigari Partagas, il Mercado de Artesanias, il Museo del Perfume, il Museo del Tabaco, il bellissimo viale denominato Paseo de Marti, l’antichissima Plaza De Armas, gli archivi fotografici della Fototeca de Cuba, El Museo del Ron Havana Club e la colorata Plaza Vieja.

Al termine della giornata, soprattutto se sta arrivando il tramonto, fatevi condurre sul Malecon, l’infinito lungomare della città, che vedete nell’ultima fotografia. Chiedetegli di percorrerlo tutto, partendo dal Castillo de San Salvador De La Punta (eccolo, a destra), almeno fino al Torreon De La Chorrera: vi assicuro che vi darà un’enorme emozione.

Confido che la sfilata di palazzi colorati affacciati sul mare, i riflessi creati dal sole al tramonto, la semplicità delle famiglie che passeggiano e la spensieratezza dei bambini che giocano vi diano gli stessi brividi e la stessa sensazione di gioia che hanno regalato al sottoscritto.

Sono tutte emozioni impagabili, perchè La Habana è un mondo a parte, molto diverso da tutti gli altri, da vivere con il cuore, con la mente e con i cinque sensi bene accesi. 

Un mondo dove in fondo è ancora bello perdersi.

 

El Malecon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Comments
  • Stefano Manfredi

    Bravo, molto interessante e ben raccontato 🙂

    24 Maggio 2020 at 18:27 Rispondi

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